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30/08/2009
Categoria: Consulente Familiare
     
IL BAMBINO IN SITUAZIONE DI ABBANDONO: VERSO UNA NUOVA RELAZIONE NELL'AFFIDO E NELL'ADOZIONE - CONTUNUA DELL'ARTICOLO PRECEDENTE.

 
Adozione


Il tema del bambino in abbandono è stato affrontato dal Dr. Alberto Tettamanti, pediatra e genitore affidatario, di Como, nella sua relazione: "II bambino in situazione di abbandono: verso una nuova relazione nell'affido e nell'adozione". Egli ha saputo parlare di un tema così complesso, affascinante e attuale come la relazione tra l'adulto e il bambino nelle situazioni di abbandono, affido e adozione, facendo una sintesi mirabile tra inquadramento teorico del problema, esperienze di vita con i figli naturali, adottivi o in affido e testimonianze di bambini incontrati nella sua lunga storia professionale come pediatra.
L'incontro con il bambino, naturale o in affido, richiede una precisa consapevolezza della propria identità, che si basa, secondo il relatore, su un triangolo fondamentale, presente in ognuno di noi, costituito dal rapporto tra la realtà esterna, l'immagine di sé e la stima di sé e prende forma nella apparente contrapposizione dell'amare, dell'essere amati e del sentirsi amati. La consapevolezza di questi elementi porta a maturare sempre di più come un uomo, marito e genitore, aumentando il livello della propria responsabilità nel mondo, si mette in gioco continuamente di fronte alle opzioni della vita: "perché no?", a fronte di una occasione di impegno personale; "come se", con la coscienza di poter sostenere un pieno coinvolgimento; "non ancora", come tensione dell'animo per le mete che sembrano lontane; avendo sempre chiara la verità che "genitori si diventa, figli ci si riconosce". Diventare genitori è come la tessitura di una tela: fili, colori, trame continuamente agite e modificate. La tela non finisce mai e tutti contribuiscono al lavoro comune; essa contiene nodi che si possono sciogliere e nodi che servono a rinsaldare; Il disegno della tela non lo conosce nessuno con precisione, ma ognuno spera che sarà bello.
Il bambino affidatario o adottivo manda con forza queste domande: volevate proprio me? Siete capaci di amarmi come miei genitori? Mi accettate così come sono?. I genitori devono fare sintesi tra il bambino fantasticato e inconscio, il bambino della loro storia personale e il bambino reale che porta i suoi bisogni di cura. Una cosa è dire: "Andiamo a prendere un bambino"; altro è dire: "Andiamo incontro ad un figlio". Quando avviene l'incontro tra due estraneità nasce ansia nei genitori e angoscia nel figlio. Occorre passare da una relazione emozionale ad una relazione affettiva; il genitore deve diventare un contenitore. Un contenitore accogliente. L'accoglienza non la si deve meritare, la si offre sempre. Il pensiero dei figli ci deve accompagnare sempre: " quando avrai finito di parlare di Dio ai figli, comincia a parlare dei figli a Dio". In effetti tutto è già stato proposto, vissuto e donato; la parola di Dio si apre con una storia di coppia e si conclude con una coppia; L’incarnazione di Gesù si apre e si chiude con un affido. La storia dell'uomo è una vicenda di crescita e maturazione continua, da una paternità con la p minuscola ad una paternità con P maiuscola.
Tettamanti ha concluso con questa frase che sottolinea e sintetizza il percorso tracciato dal suo intervento: "l'accoglienza è il perdono dei limiti e della diversità ".
III° PARTE -CONTINUA-



     
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