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21/03/2008
Categoria: Pastorale Familiare
     
“ANTIPATIA, SIMPATIA ed EMPATIA TRA MARITO e MOGLIE”

 


“Antipatia, simpatia ed empatia tra marito e moglie”, questo il bellissimo tema del 2° incontro per operatori di pastorale familiare, tenutosi il 16 marzo ’08, relatore il Dott. Gigi AVANTI, meritevole della fama conferitagli.
La sua “Relazione” è iniziata facendo riferimento ad una famosa coppia: Giuseppe e Maria.
Una coppia con un problema serio per quell’epoca:un figlio illegittimo.
Come reagisce S.Giuseppe di fronte a questo problema?
Lui è profondamente innamorato di Maria e non ha sospetti sulla sua lealtà, ma per il rispetto che nutre per lei vuole lasciarla in gran segreto.
L’intervento di Dio però, porterà S.Giuseppe alla scelta che tutti conosciamo; ma questo gli costerà la rinuncia alla sua discendenza.
In tutto questo si legge l’intervento di dio nella coppia, l’annunciazione fatta a Maria tramite l’angelo a Giuseppe in sogno, quindi a entrambi.
Ma Dio aveva già benedetto la coppia e il matrimonio, esattamente all’origine del mondo creando Adamo ed Eva.
Dopo questo riferimento alla sacra famiglia, il Dott. Gigi AVANTI ha dato delle pillole di psicologia davvero salutari.
Ha spiegato prima di tutto cosa significano le parole simpatia, antipatia e empatia, collegando ognuna di queste ad una parte della nostra interiorità: cuore, mente ed anima.
La simpatia è legata al cuore; si prova simpatia verso chi comprende le nostre emozioni o i nostri stati d’animo in situazioni anche difficili.
L’antipatia è legata alla nostra mente, che ci fornisce un motivo per giustificare la nostra negatività verso qualcuno o qualcosa.
L’empatia invece è l’incontro di due anime, voluto da Dio, che ci fa capire di essere fatti l’uno per l’altra.
Se la nostra è una coppia empatica allora perché entriamo in crisi?
La parola crisi deriva dal greco CRINO e significa saper discernere, quindi la crisi è un campanello d’allarme che ci avvisa di fermarci a osservare cosa è successo; la crisi è il sintomo di un cambiamento e non di un fallimento.
Le cause della crisi sono diverse: impulsività, stati emotivi negativi e una scorretta comunicazione.
Il nostro comportamento è di solito reattivo-impulsivo, usiamo un linguaggio imperativo anche quando vogliamo aiutare il coniuge, ci fanno innervosire piccole cose della quotidianità fino ad arrivare all’antipatia verso il coniuge.
Il nostro atteggiamento dovrebbe cambiare da reattivo-impulsivo ad osservativo-contemplativo; cercare di agire con calma che non vuol dire annullare completamente il sentimento negativo che in quel momento si prova, ma controllarlo, infatti la calma è definita un nervosismo controllato.
Il linguaggio dovrebbe passare da imperativo ad affettivo: se vediamo che il nostro coniuge ha un problema, non chiediamo “ Dimmi cosa è successo!” piuttosto “ Quando vuoi parlarne io sono qui per ascoltarti”.
E ascoltare l’altro non vuol dire finire col parlare dei propri problemi.
A proposito di questo il Dott. AVANTI ci ha recitato una massima di GANDHI : “ Ho imparato, mediante amare esperienze, una lezione suprema: a preservare la mia rabbia. Come il calore che non si disperde e si converte in energia, così la mia rabbia dominata si trasforma in forza capace di muovere il mondo.”
Il consiglio del relatore è stato di considerare questa massima un vademecum nel rapporto di coppia.
Altra cosa importante è vivere bene la quotidianità, essere felici ogni giorno delle piccole cose che abbiamo e non cercare disperatamente la felicità.
A noi dà fastidio tutto, non ci sta mai bene niente e finiamo così con lo stare male.
Bisogna sdrammatizzare i problemi, riconoscere e accettare i limiti e difetti propri e del partner.
Non cercare sempre di cambiare l’altro, al massimo l’altro può modificare un suo comportamento per vivere meglio la vita a due; ma il cambiamento deve essere desiderato dalla persona e non dovuto perché lo vuole l’altro.
Nell’animo umano ci sono quattro sentimenti: gioia, tristezza, paura e collera.
Quando si provano questi stati d’animo, la reazione dell’altro non è sempre quella giusta.
L’atteggiamento ideale infatti sarebbe questo: la gioia, anche se piccola dovrebbe sempre essere condivisa . La tristezza ha bisogno di essere consolata; la paura richiede protezione e chi è arrabbiato ha bisogno della calma di chi ascolta.
Ascoltare vuol dire prendere sul serio quello che l’altro dice, offrire un anticipo di fiducia, partire dal presupposto che ci siano ragioni valide in tutto ciò che vuole comunicarci .
Accogliere i sentimenti e le emozioni dell’altro, che non sono buoni o cattivi, sono e, in quanto tali vanno accolti.
Ascoltare è mettersi nei panni dell’altro, entrare in empatia, decifrare il linguaggio del corpo, riuscire a distinguere i veri messaggi dell’altro da ciò che essi suscitano in noi.
Proprio l’ascolto ci porta al problema della comunicazione scorretta tra coniugi.
Molte volte si da per scontato che il coniuge capisca ciò che vogliamo, solo perché ci ama.
Non è così: infatti domandare è la strada per ottenere.
Non avere paura di esternare i propri desideri, non avere paura di dire al coniuge che si ha bisogno di lui.
Questo, però, non lo facciamo perché significherebbe riconoscerci umili e deboli; significherebbe incappare nel giudizio dell’altro, ma ricordiamoci che chi ama non può giudicare.
Altro elemento importante della comunicazione della coppia, è non rivangare sulle cose successe in passato. Una volta presa una decisione di comune accordo, se qualcosa va male è inutile inveire dicendo: “ Te l’avevo detto, io ! “ ; infatti si può andare d’accordo anche senza essere d’accordo.
Ricordiamo questo: “Tutto è difficile prima di essere facile”.


Teresa MELILLO
(del Gruppo di Spiritualità Familiare Parrocchia San Pio X - Lucera)

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APPUNTAMENTO SEMPRE CON GIGI AVANTI DOMENICA 20.04.2008 - per il terzo incontro di formazione per gli operatori di Pastorale familiare -



     
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